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natale18“La notte dell’indifferenza, dell’arroganza, della superficialità che si esprime in un linguaggio aggressivo, a volte perfino volgare, si infittisce sempre di più”.

Inizia così, con uno stile davvero fuori dalle aspettative liriche per queste feste, l’augurio di Buon Natale di p. Giuliano Stenico.
Il presidente del Gruppo Ceis di Modena lo ha scritto, come ogni anno, a tutte le persone che fanno parte a vario titolo delle strutture e dei servizi che a Modena, Bologna e Parma operano sul territorio per e con le fragilità delle nostre città.
Giuliano è anche un amico della coop. Eorté e del Venite alla Festa e abbiamo sentito davvero vicino il tema che quest’anno propone alla riflessione natalizia.
Un tema che già da diversi mesi ha molto a cuore: l’accoglienza agli stranieri, che in Italia cercano rifugio o passaggio, per ricostruirsi la propria vita. Un tema che è la figura di qualcosa di più ampio che sta accadendo in Italia.
“L’opinione pubblica ha una percezione distorta dei numeri e delle cause delle migrazioni, che toccano anche l’Italia. Queste percezioni non nascono dal caso, ma sono coltivate e gonfiate ad arte, fino a farle sembrare dati reali, attraverso ogni strumento possibile e soprattutto tramite i social più vari. Ci sono persone che a tempo pieno lavorano per amplificare i messaggi che si vuole diffondere, per creare sensazioni che poi diventano leggi, considerate risposte ad esigenze pressanti. Basta pensare al rilievo che viene dato ad ogni notizia di crimine e all’insicurezza che genera a cascata.”

Infatti, i crimini sono in calo, ma questo non sembra vero.
Qual è l’obiettivo, secondo te, di questa operazione?
“Tenere alta la paura, far crescere il consenso per chi sembra farsi carico di questa paura. Il DDL 113 di Salvini ha aumentato all’80% il diniego di asilo ai profughi, punisce l'accattonaggio molesto con il carceretassa le rimesse di denaro mandate all’estero e tassa le offerte versate alle ONLUS, quando prima godevano di benefici fiscali.”
In particolare  i profughi sono identificati come il problema e la causa di questa paura. Mentre, invece chi arriva è spinto da ragioni primarie e urgenti. 
P. Giuliano scrive ancora: “Per accrescere all’infinito i nostri profitti, con consapevole ipocrisia, continuiamo a devastare le case altrui. Vendiamo armi a chi riduce alla fame milioni di bambini, eventi a cui non si dedicano nemmeno due righe nei nostri giornali, tanto meno sui social. Chi fugge dal degrado invivibile da noi provocato viene chiamato con divertita ironia “migrante economico”. 

Sono parole davvero nette.
“Stanno smobilitando l’accoglienza diffusa – precisa p. Giuliano - e concentrando i migranti in grandi strutture, da centinaia di posti l’una, creando luoghi non governabili, terreno fertile di illegalità. E chi viene rigettato dalla sua richiesta di asilo è poi internato in posti ancora peggiori, per essere rimpatriato. È un disegno molto logico e preciso, che sta annullando valori fondamentali.”


Il quadro tracciato è davvero molto fosco. Ci sono azioni che possono fermare o arginare questo progressivo impoverimento?
“Il consenso diffuso è difficile da rompere, proprio perché basato su elementi come la percezione, la paura, le false verità. Occorre una lettura approfondita e completa da proporre ai cittadini. Ma gli orari e i ritmi odierni lasciano poco tempo. Nella stessa comunità cristiana solo chi opera nell’accoglienza ha la giusta percezione; coloro che guardano da fuori, seppur frequentanti le funzioni religiose, tendono ad allinearsi all’opinione pubblica di maggioranza. Sono un po’ pessimista che la proposta di un pensiero articolato sia abbastanza efficace di fronte all’uso massiccio dei social e delle cifre.”

La previsione che p. Giuliano condivide con noi è che, nel giro di due anni, la migrazione sarà un tema passato e la condivisione e l’accoglienzaatti minoritari.
Questi sono anche i valori fondanti della cooperativa Eorté e, di conseguenza, sono della nostra cooperativa le preoccupazioni finora espresse e gli obiettivi di tanti nostri interventi nel territorio.
Cogliamo, nonostante tutto, un po’ di speranza e, soprattutto, un po’ di energia positiva nelle ultime parole dell’augurio di p. Giuliano; le facciamo nostre, perché ci sembrano molto adatte a tutti, e le offriamo alla riflessione di chi vuole:
"Nel presepe un bambino indifeso ed inerme ci guarda e ci implora che ci lasciamo toccare il cuore da Lui che ha scelto di abitare il deserto della nostra umanità impoverita per farla rifiorire dei suoi splendidi colori, del suo amore senza confini. Lasciamoci abbracciare da Lui e cominciamo a  rivivere e a far vivere”

Intervista a cura di Vittorio Reggiani, socio Eortè Coop. Sociale

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